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Il 2023 è stato il secondo anno più caldo in Piemonte dopo il 2022

Nella nostra regione la temperatura media annuale è stata di 11.2°C

Foto di repertorio

Il 2023 è stato il secondo anno più caldo in Piemonte dopo il 2022.

Responsabili di questo dato la temperatura media annuale di circa 11,2°C, precipitazioni scarse, episodi nebbia inferiori alla media e quelli di foehn superiori alle medie. A rivelarlo è Arpa Piemonte durante la presentazione annuale dei dati ambientali che riguardano la regione.

Il titolo di "anno più caldo" dell’intera serie storica a partire dal 1958 lo detiene ancora il 2022
Secondo Arpa Piemonte, infatti, "Dal punto di vista meteorologico il 2023 è stato il secondo anno più caldo in Piemonte dopo il 2022 nella distribuzione storica compresa tra il 1958 e il 2023. La temperatura media annuale di circa 11.2°C, superiore di 1.3 °C rispetto al periodo climatico di riferimento (il trentennio 1991-2020, con una media climatica di circa 9.9°C).

Dal punto di vista delle precipitazioni cumulate durante l'anno in Piemonte, il 2023 ha registrato una precipitazione media di 943,8 mm, con una lieve anomalia negativa dell’8% rispetto alla norma del periodo 1991-2020, che è stata di 1028,8 mm. 
Le precipitazioni, invece, sono state molto scarse fino ad aprile con una cumulata di soli 77 mm al 19 aprile, per poi riassestarsi sulla media a metà giugno con 423 mm. L’estate ha avuto precipitazioni convettive sporadiche con diversi eventi molto intensi e localizzati.  L’autunno 2023 e poi l’inizio dell’inverno 2023-2024 si sono rivelati abbastanza asciutti, e nell’ultimo periodo dell’anno soltanto le creste settentrionali e nordoccidentali di confine con Francia e Svizzera hanno registrato precipitazioni di rilievo.

Anche gli episodi di nebbia sono risultati inferiori rispetto alla climatologia recente del periodo 2004-2022, con 89 giorni di nebbia ordinaria (visibilità inferiore a 1 km), e una diminuzione del 26% rispetto ai 121 giorni annuali attesi.

Gli episodi di foehn annuali sono risultati 92, decisamente superiori ai 66 della media annuale del periodo 2000-2020 e rappresentano anche il numero annuale massimo dal 2000.

La riduzione dei giorni di nebbia e l’aumento degli episodi di foehn hanno contribuito a creare condizioni favorevoli alla dispersione di inquinanti".


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