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Borgomanero: torna il cineforum

Torna con "Vi presento Toni Erdmann" l'appuntamento con il cineforum a Borgomanero.

Regia: Maren Ade
Sceneggiatura: Maren Ade
Fotografia: Patrick Orth
Montaggio: Heike Parplies
Scenografia: Silke Fischer
Costumi: Gitti Fuchs
Interpreti: Peter Simonischek (Winfried/Toni Erdmann), Sandra Hüller (Ines), Michael Wittenborn (Henneberg), Thomas Loibl (Gerald), Trystan Pütter (Tim), Hadewych Minis (Tatjana), Lucy Russell (Steph), Ingrid Bisu (Anca), Vlad Ivanov (Illiescu), Victoria Cocias (Flavia), John Keogh (sig. Myers), Ingo Wimmer (Redner Schulamt), Anna Maria Bergold (Tabea), Radu Banzaru (Bogdan), Alexandru Papadopol (Dascalu), Sava Lolov (sig. Vermillard), Jürg Löw (Gerhard), Miriam Rizea (Flora), Klara Höfels (Irma), Ruth Reinecke (Renate), Hans Löw (Oliver), Manuela Ciucur (sig.ra Rodica), Ingrid Burkhard (Annegret), Luana Stoica (segretaria di Iliescu), Nicolas Wackerbarth (Coach Leopold), Victoria Malektorovych (Natalja), Julischka Eichel (Babette), Tadeusz Januszewski (Benjamin), Radu Dumitrache, Niels Bormann, Irene Rindje, Calancea Andrei Irinel
Produzione: Janine Jackowski, Maren Ade, Jonas Dornbach per Komplizen Film/KNM, in co-produzione con Coop99 Filmproduktion/Missing Link Films, in associazione con Hifilm
Distribuzione: Cinema Di Valerio De Paolis
Durata: 162’
Origine: Germania, Austria, 2016
Data uscita: 2 marzo 2017
Premio FIPRESCI al 69. Festival di Cannes (2016).

Il 65enne Winfried, insegnante di musica ex sessantottino con la propensione per gli scherzi, decide di fare una visita a sorpresa alla figlia Ines, donna in carriera che vive a Bucarest dove lavora come consulente aziendale. I due non potrebbero essere più diversi e quando l'incontro prende una piega sbagliata Winfried decide di sorprendere la figlia trasformandosi nell'alter ego Toni Erdmann: un uomo coi denti storti e un abbigliamento bizzarro, che si presenta come allenatore nel campo professionale di Ines. Scioccata, quest'ultima decide lo stesso di accettare l'offerta del padre e, grazie agli scherzi di Winfried - senza freni nei panni di Toni -, padre e figlia scopriranno che tanto più si trattano duramente quanto più avvertono di non essere poi così distanti l'uno dall'altra.
Ma i tedeschi ridono? Dopo il dilemma novecentesco sulla capacità della Garbo di parlare, ecco che il nuovo secolo ci mette di fronte a un nuovo, amletico dubbio. La risposta, non così scontata, ce la propone “Vi presento Toni Erdmann” di Maren Ade (già premiata nel 2009 con un Orso d’argento per il suo secondo film, “Alle Anderen”), specie di riflessione in forma di farsa sugli eccessi e la disumanizzazione della new economy, filtrati attraverso il contorto rapporto di un padre e una figlia.
Il tono del film (e del tipo di comicità che insegue) lo offre subito la prima scena, quando un fattorino si presenta in una casa di Karlsruhe (la città natale della regista) per consegnare un pacco: chi apre la porta sostiene di non essere il vero destinatario e rientra per chiamare il fratello, cioè ancora lui che si ripresenta con una parrucca e una dentiera sporgente e inizia una specie di discorso non-sensistico, ingarbugliato e sfuggente. È il ‘biglietto da visita’ del protagonista (affidato all’attore di teatro Peter Simonischek), un insegnante di musica che sappiamo solo essersi separato dalla moglie e vivere in compagnia di un cane arrivato alla fine dei suoi giorni. E che probabilmente per solitudine, o per qualche rimorso genitoriale, decide di far visita alla figlia Ines (Sandra Hüller) a Bucarest, dove lavora per una società tedesca che ristruttura aziende locali in crisi.
Inizia a questo punto una specie di balletto delle identità dove Winfried Conradi (questo il nome del protagonista) si trasforma grazie a una parrucca e ai denti sporgenti in Toni Erdmann, volta a volta ambasciatore tedesco a Bucarest, manager di Ion Tiriac (il tennista più famoso di Romania) o in qualcosa altrettanto improbabile e inattendibile. Sempre sotto gli occhi della figlia, che non sembra sapere come reagire di fronte a queste stravaganze. Se arrabbiarsi o abbozzare o minimizzare. O spiegare tutto a chi - clienti o colleghi di lavoro - sembra disposto a credere alle sue performance. Perché Toni Erdmann prova un gusto particolare proprio nell’irrompere in ricevimenti e feste dove Ines vorrebbe rispettare le regole della buona creanza (e della convenienza sociale) mentre il padre si dà da fare a irridere l’ingenuità di tutti.
Il modello cui la Ade si è ispirata, oltre a un padre piuttosto burlone, è - per ammissione della stessa regista -quello del comico tv Usa Andy Kaufman e della sua capacità di dinamitare le aspettative e le certezze di chi si trovava di fronte, per mettere in discussione qualsiasi possibile distinzione tra palcoscenico e vita. Per Toni Erdmann, la differenza diventa quella tra una vita degna di questo nome e quella ‘disumana’ imposta dalle gerarchie del lavoro e dalle convenienze (perfettamente sintetizzate nei rapporti sessuali di Ines con un suo sottoposto) che però la sceneggiatura non affronta mai in maniera diretta ma come di rimando, chiedendo allo spettatore di fare il collegamento tra l’obiettivo del padre (costringere Ines ad accorgersi delle rinunce cui va incontro per fare carriera) e le sue stravaganti performance. Tra lo scopo e i mezzi usati per raggiungerlo.
È per questo che verso la metà di un film che dura 162’ lo spettatore rischia la saturazione (perché la figlia non reagisce in maniera più drastica di fronte alle intrusioni paterne, verrebbe da chiedersi) e soffre di un calo di ritmo che sembra frenare la storia, anche per via di una regia non molto inventiva. La svolta arriva a una festa dove Ines si esibisce al karaoke in “Greatest Love of All” di Whitney Houston, incitata dal padre al pianoforte: è il momento in cui le difese della dirigente modello (come era stata fino ad allora) cedono e innescano un inaspettato finale. Qui, la difficoltà di un abito troppo stretto e l’inaspettata creduloneria degli invitati danno il via a una situazione che non sveliamo per non rovinare la sorpresa. E che l’arrivo del padre negli abiti di un kukeri (un’altra sorpresa per chi non è esperto di cultura popolare bulgara, nonostante l’ambientazione rumena) ingigantisce e indirizza verso quel tipo di comicità «tedesca» di cui si parlava all’inizio. Che non è certamente da sganasciarsi, ma che lascia alla fine il piacevole ricordo di aver sconfitto l’insensatezza e la stupidità di chi mette il lavoro prima della vita.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

(……) Il fatto è che “Vi presento Toni Erdmann” non è una commedia, ma una tragedia tristissima sulle nostre mancanze quotidiane e sui nostri disastrosi rapporti umani, che l’autrice ha l’accortezza di presentarci dietro l’apparenza maldestra, e perciò comica, che questi spesso assumono. È un film ‘mascherato’, come il suo protagonista, sotto il quale ribollono un dolore sordo e un’inadeguatezza senza speranza. Lo stile è pulito, senza sobbalzi, senza visioni; ma sono i toni e le trovate della narrazione, l’amarezza messa in circolo e l’umanità messa in scena, sfaccettata, ipocrita o disperata, a contare e a conferire a Toni Erdmann un peso specifico importante.
Emanuela Martini, Film Tv

 


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