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Borgomanero: torna l'appuntamento con il cineforum

Ancora un appuntamento con il cineforum a Borgomanero. Martedì 26 aprile sarà proiettato "Una nuova amica".

UNA NUOVA AMICA

Titolo originale: Une nouvelle amie
Regia: François Ozon
Soggetto: liberamente tratto dal racconto "The New Girlfriend" di Ruth Rendell
Sceneggiatura: François Ozon
Fotografia: Pascal Marti
Montaggio: Laure Gardette
Scenografia: Michel Barthélémy
Costumi: Pascaline Chavanne
Interpreti: Romain Duris (David/Virginia), Anaïs Demoustier (Claire), Raphaël Personnaz (Gilles), Isild Le Besco (Laura), Aurore Clément (Liz), Jean-Claude Bolle Reddat (Robert), Bruno Perard (Eva Carlton), Claudine Chatel (tata), Anita Gillier (infermiera), Alex Fondja (aiuto infermiera), Zita Hanrot (cameriera)
Produzione: Eric Altmayer, Nicolas Altmayer per Mandarin Films
Distribuzione: Officine Ubu
Durata: 107'
Origine: Francia, 2014

Claire, profondamente scossa dalla morte della migliore amica, con la quale aveva instaurato un'inscindibile relazione empatica, si riapre alla gioia di vivere dopo una scoperta sorprendente e intrigante sul marito della defunta. Ma in un vortice di segreti, pulsioni inaspettate e doppie identità nascoste, la situazione comincia a sfuggirle di mano...
François Ozon è un cineasta di grande talento, colto, raffinato, capace di disseminare con leggerezza citazioni e omaggi all'oggetto del suo amore, il cinema, rendendo unici e speciali i corpi dei suoi personaggi/attori. Il suo è un cinema di travestimenti sin dall'esordio, quel "Sitcom" ('98) in cui vi erano già molti motivi della sua 'educazione sentimentale', famiglia in testa, che a ogni nuovo film rilancia con la scommessa di entrare nei vestiti di un altro. Il che non significa controllare o prendere il posto del suo personaggio, ma esprime piuttosto il desiderio di metterne in scena le ambiguità, le zone emozionali possibili, i misteri. (...) ancora più esplicito in questo "Una nuova amica" (...) film irresistibile da non farsi sfuggire, il cui centro narrativo è appunto il travestimento: del 'genere', uomini in abiti femminili, dei ruoli sociali, del desiderio dove le cose diventano più stratificate e molto meno evidenti. (...) Hitchcock, Preminger, il mélo ma l'omaggio che Ozon fa attraverso Virginia è soprattutto al geniale "Ed Wood", di cui il personaggio ozoniano indossa i golfini di angora e lo stile del cinema classico americano degli anni Quaranta e Cinquanta, Glen or Glenda come David/Virginie, senza che uno escluda l'altro, anzi al contrario incarnazione di una sensualità morbida e espansa. Ozon accorda tutte le variazioni dell'ambiguità che la situazione produce, divertendosi a confondere le piste, a creare malintesi, a mostrarci con ironia calorosa un pomeriggio di trasgressione nel centro commerciale (...) che per Claire diviene quello delle fantasie e della trasgressione. L'identità sessuale muta, il desiderio sessuale muto (le prime scene in flashback tra le due amiche rimandano alle eroine di Cukor di "Ricche e famose") di un travestimento che in realtà sconvolge tutto l'esistente. (...) Ozon non trasferisce questo travestimento nelle sue immagini, e se nei suoi personaggi tutti i confini sono labili, la geometria della sua narrazione è precisa e essenziale, quasi segnata da un gusto didattico di scrittura (all'origine c'è un racconto di Ruth Rendell). E questo rende ancora più netta la radicalità della sua proposta, di quella che lui definisce 'una favola a lieto fine sull'identità', in cui tutti i ruoli e i generi sessuali si possono scambiare, dentro la relazione amorosa e amicale, e fuori nello scontro violento con la società: uomo /donna, padre/madre a cominciare da quel luogo rigidamente definito che è la famiglia, nel flusso lieve e irresistibile del desiderio.
Cristina Piccino, Il Manifesto

Je est un autre. Un'inquadratura viva, i capelli biondi, due grandi occhi azzurri, un vestito da sposa e una bocca limpida senza più parole. E poi una bara bianca che si chiude in orizzontale su un corpo di donna. L'io è un altro, un corpo morto pieno di vita.
Inizia con questa suggestiva sequenza il nuovo lavoro del regista François Ozon, "Una nuova amica", che si cimenta nell'adattamento cinematografico della novella di Ruth Rendell.
Claire e Laura vivono insieme il loro simbiotico romanzo di formazione, verso il paradisiaco orizzonte della normalità: dai sorrisi timorosi e complici dei banchi di scuola ai primi baci al cinema, dalle minigonne al matrimonio. Laura sicura, dentro il suo fisico appariscente e brillante, dietro i grandi occhi azzurri; Claire sempre timida e nascosta da lentiggini e capelli rossi che sciolgono le trecce da Pippi Calzelunghe per ricomporsi nelle pieghe lisce di una normale donna media. La morte precoce di Laura scardina l'equilibrio della vita così scontatamente normale di Claire, tutta casa, corse al parco, marito e lavoro, avvicinandola a David, vedovo dell'amica: lo sorprende in un giorno normale, durante una normale visita di cortesia, seduto sul divano con in braccio la figlia. Tutto normale, come la vita di Claire. Ma David è vestito da donna, la parrucca bionda, il rossetto e i vestiti di Laura. Tutto cambia, nella vita di Claire. Insieme a Virginia, l'altro io di David, Claire valica gli orizzonti celesti e rassicuranti della quotidianità e vive una Stagione all'inferno, l'inferno delle pulsioni represse, delle promiscuità ingannate e delle identità nascoste. Oltre le apparenze e senza travestimenti, è l'io di Claire a essere un altro, diverso da quello con cui si identifica e lontano da quello con cui è comodo convivere.
Romain Duris, nei panni di David-Virginia, aiutato da un volto spigolosamente effeminato e da una caparbia sapienza attoriale, evita i cliché della rappresentazione trans e stupisce per la sua verità drammatica. L'altra protagonista, Anaïs Demoustier (Claire), abile a sublimare e interiorizzare le angosce di 'donna in crisi di nervi', stupisce per la delicatezza di un'ambigua interpretazione.
Ozon invade curioso e discreto il viaggio dei protagonisti, si siede voyeur agnostico e inatteso ai margini delle psicologie, con un'originalità di ripresa e linguaggio che tiene alto il livello del racconto: timbra con un inchiostro delicato e sempre più riconoscibile una pellicola ambiziosa, che riesce a sopravvivere alla monocromia di uno scontato sviluppo del tema, salvandosi da convenzioni culturalmente polemiche e giudizi obliquamente morali. Il risultato non è un pastiche politicamente corretto, ma un'intensa e sospesa riflessione sul problema identitario, sempre più alla riva degli abissi dell'impersonale.
L'io è un altro. Se l'ottone si sveglia tromba, non è di certo colpa sua (Arthur Rimbaud).
Giada Cipollone, Cineforum

FRANÇOIS OZON
Filmografia:
Sitcom (1998), Amanti criminali (1999), Gocce d'acqua su pietre roventi (1999), Sotto la sabbia (2000), 8 Donne e un mistero (2002), Swimming pool (2003), CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa (2004), Il tempo che resta (2005), Angel - La vita, il romanzo (2006), Un lever de rideau (2006), Il rifugio (2009), Ricky - Una storia d'amore e libertà (2009), Potiche - La bella statuina (2010), Nella casa (2012), Giovane e bella (2013), Una nuova amica (2014)

Martedì 3 maggio 2016:
IL RACCONTO DEI RACCONTI - TALE OF TALES di Matteo Garrone, con Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees, Alba Rohrwacher


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