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Borgomanero: nuovo appuntamento con il cineforum

Nuovo appuntamento con il cineforum a Borgomanero. Martedì al cinema Nuovo arriva "In viaggio con Jacqueline".

Titolo originale: La vache
Regia: Mohamed Hamidi
Sceneggiatura: Mohamed Hamidi, Alain-Michel Blanc, Fatsah Bouyahmed
Fotografia: Elin Kirschfink
Musiche: Ibrahim Maalouf
Montaggio: Marion Monnier
Scenografia: Arnaud Roth
Costumi: Hadjira Ben-Rahou
Interpreti: Fatsah Bouyahmed (Fatah), Lambert Wilson (Philippe), Jamel Debbouze (Hassan), Julia Piaton (giornalista), Hajar Masdouki (Naïma), Abdellah Chakiri (Mokhtar), Amal El Atrache (maestro di scuola), Miloud Khetib (Hamé Hamed), Christian Ameri (Lucien), Karina Marimon (Cathy), Patrice Thibaud (il mago), Charline Paul (Claire), Catherine Davenier (Jacqueline), François Bureloup (funzionario), Pierre Diot (leader del sindacato agricolo), Denis Leroy (allevatore sindacalista), Brigitte Guedj (Nicole), Ophélia Kolb (Stéphanie), Malik Bentalha (ragazzo al Salone), Fehd Benchemsi (Samir del webcaffè)
Produzione: Nicolas Adassovsky Duval, Yann Zenou, Laurent Zeitoun, Jamel Debbouze per Quad/Kissfilms, in coproduzione con Pathé/France 3 Cinéma/Agora Films/14ème Art Production/Ten Films
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 92'
Origine: Francia, Marocco, 2016
Data uscita: 23 marzo 2017

Fatah, contadino di un piccolo paese algerino, ha occhi solo per la sua mucca Jacqueline e sogna di portarla un giorno a Parigi, al Salone dell'Agricoltura. Per questo, quando riceve l'agognato e prezioso invito, con gran sorpresa dell'intero villaggio, lui che non ha mai lasciato la sua campagna, prende il traghetto per Marsiglia e attraversa tutta la Francia a piedi per giungere a Porte de Versailles. Il viaggio si rivelerà un'occasione per Fatah e Jacqueline di fare incontri sorprendenti e di vivere un'avventura umana, fatta di scambi di aiuto e folli risate. Un viaggio inaspettato e pieno di tenerezza, nella Francia di oggi.
Respingendo l’overdose di volgarità e faziosità che ci assedia al cinema, non perdete la chance di una pausa arguta, rasserenante e benefica. “In viaggio con Jacqueline” è, infatti, una commedia, come si dice oggi, multietnica che non finiremmo mai di lodare e promuovere perché ci sembra davvero un miracolo la grazia rapsodica e la sobrietà umoristica con cui il regista franco-algerino classe 1972 Hamidi respinge i breviari degli estremisti di qualsiasi sponda e regala agli spettatori un road movie dal profilo naif ma di profonda sostanza.
Il film sfrutta, tra l’altro, appieno la bravura e la maschera del protagonista Fatah (Bouyahmed), contadino dell’entroterra algerino deciso a mettere in mostra la propria amatissima mucca al Salone dell’agricoltura e dunque, una volta sbarcato dal traghetto a Marsiglia, a procedere a piedi con l’animale al guinzaglio fino a Parigi. Il balzano ometto entrerà, così, a contatto con una galassia umana della Francia appartata e agreste alquanto composita, ma mai schiava di rabbiosi pregiudizi razzisti né animata da quelli altrettanto dannosi della trombonesca retorica dell’amore e dell’accoglienza. Senz’altro attrezzato in cinefilia, il regista non si limita a citare un classico autoctono con Fernandel (“La vacca e il prigioniero”, ‘59), ma riesce a intrecciare incontri, contrattempi, amicizie e incidenti con l’estrosa libertà tra il realistico e il favolistico di film hollywoodiani fuori standard come “Little Miss Sunshine” o “Una storia vera”.
Valerio Caprara, Il Mattino

Tra le ispirazioni dichiarate c'è “Una storia vera” di David Lynch ma “La vache” - questo il titolo originale di “In viaggio con Jacqueline” - molto ama un film come “La vacca e il prigioniero” di Henri Verneuil, con Fernandel che interpretava un prigioniero in fuga dai tedeschi insieme a una mucca, e più in genere il patrimonio della tradizione comica d'oltralpe. Anche se Mohamed Hamidi, ex insegnante e tra i fondatori di Bendy Blog, il paesaggio un po' idilliaco, quasi dai toni fiabeschi, di un tempo lontano, lo punteggia di molte sfumature del presente: con grazia, senza urlare o sottolineare, mantenendo la lievità gentile di un umorismo miscelato teneramente alla fantasia. E dimostra una bella sicurezza di intenti e di scrittura nel modulare la commedia anche nelle sfumature e nei contrasti più rodati che il protagonista della storia, complice la sua co-attrice, reinterpretano nel proprio universo. Fatah Behabbes (Fatsah Bouyahmed) ha due passioni: la Francia e Jacqueline, la sua mucca fulva a cui riserva moltissime attenzioni, al punto che anche la moglie ne è gelosa. Un giorno spera di partecipare al Salone dell'agricoltura in Francia portandola sul podio, e ogni anno rinnova la richiesta. Nel villaggio algerino dove vive tutti si chiamano Mohammed, lui che ha pure un nome diverso è considerato un eccentrico, preso in giro dagli altri uomini per la sua sbadataggine e per l'amore con cui si occupa della sua vacca - da pochi accenni capiamo anche che non è un macho che chiude moglie e figlie, due vispe bimbette, in casa...
Quel microcosmo che guarda alla Francia con stupore e desiderio è popolato da maschi che passano la giornata al caffé o davanti al computer sperando di sposare una donna francese e di andarsene. «Potrebbe essere tua nonna» grida Fatah alla signora bionda francese con cui chatta un ragazzetto del posto. Finché l'invito arriva ma il Salone non paga le spese di viaggio, e così Fatah si imbarca - letteralmente - per arrivare a Parigi a piedi. La nave, Marsiglia e il suo porto, e infine il lungo cammino verso la capitale popolato da incontri, persone amichevoli o scontrose, sospetti e affetto, camerieri e aristocratici (magari in bolletta) casette e castelli come quello dove vive il nobile Philippe (Lambert Wilson).
On the Road del cuore, sospeso nel rapporto tra i due paesi, Francia e Algeria, antico, mai risolto, profondo e conflittuale in cui l'immagine di entrambi, il primo idilliaco, dove non esiste razzismo e anche i poliziotti alla frontiera sono gentili (il contrario di quanto promette la campagna elettorale di Marine Le Pen), e il secondo osservato attraverso il villaggio del protagonista che sembra un teatrino nel deserto, diventano una sorta di antidoto agli stereotipi di lettura del presente e degli altri. In un dispositivo che mette al centro la comicità e la commozione, il Forrest Gump Fatah sa, col suo fare semplice, di fronteggiare strumentalizzazioni dei media e ipocrisie, il pregiudizio. la chiusura, la negazione della curiosità verso 1'altro. Sotto lo sguardo enigmatico (e complice) di Jacqueline. una novella Gioconda.
Cristina Piccino, Il Manifesto

 


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