Buongiorno, scriviamo questa presente perché non ci capacitiamo di come, in questa situazione di grave allarme sanitario, una direttrice di un outlet, nello specifico Vicolungo The Style Outlet in provincia di Novara, in accordo con un sindaco (quello del comune di Vicolungo) scrive alla Regione Piemonte (zona arancione) e ottiene il giorno 5 dicembre 2020 l’autorizzazione ad aprire sempre, festivi e prefestivi, quello che è a tutti gli effetti e senza ombra di dubbio un outlet, cioè un centro commerciale o parco commerciale con tutti i crismi, circondato da un ampio parcheggio, con tanto di bagni, piantine per orientarsi all’interno dello stesso, annunci con altoparlanti, musica di sottofondo e offerte pubblicizzate via audio all’interno del centro, pagina internet, pagine sui social, ecc..ecc. L’outlet sorge in un area che prima era campi, risaie e campagna aperta, adiacente al comune di Vicolungo, e a quanto pare sulla superficie di proprietà comunale. Questo non toglie che sia un Outlet, e non certo si possa considerare centro cittadino. Le restrizioni prese dal governo decidendo di chiudere i centri commerciali nei festivi e prefestivi sono dettate da problemi di salute pubblica. Il punto non è dove sorge l’outlet, il punto è che è un centro commerciale. Inoltre essendo l’unico centro commerciale aperto tra Piemonte e Lombardia è ovvio, come si è già visto nella giornata di ieri, che attiri visitatori da ogni dove, in barba alle restrizioni che dicono che non si può uscire dal proprio comune, e i visitatori non erano solo gli abitanti del comune di Vicolungo ( cittadina di poche anime). Ovviamente nessun controllo da parte delle autorità nei tragitti che portano all’outlet... vista l’affluenza della prima giornata di apertura festiva, non vogliamo pensare alle successive. Dato che non possiamo sperare nel buon senso dei cittadini per combattere la pandemia, forse le autorità preposte e gli organi di governo dovrebbero avere loro il senso di responsabilità per evitare che un outlet possa aprire in zona arancione.

Gli indignati di Vicolungo