Verbano Cusio Ossola

Macugnaga, mancano i permessi e progetto difforme: sequestrata la nuova pista cicloturistica 

La pista, che collega Macugnaga a Saastal, è in fase di realizzazione tramite i fondi del Pnrr per un valore di 1,5 milioni di euro

Foto di repertorio

Pista cicloturistica posta sotto sequestro. Nelle prime ore della mattina di oggi, 29 maggio, dopo una lunga indagine della polizia giudiziaria,  i militari delle fiamme gialle del comando provinciale di Verbania, coordinati dal procuratore della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi, hanno sequestrato in modo preventivo la pista denominata “Itinerario di cicloturismo per e-bike tra i comuni di Macugnaga e Saastal” ancora in fase di realizzazione, finanziata dal Comune di Macugnaga tramite i fondi del Pnrr e per un valore di un milione e 500mila euro.

Le indagini, avviate con il controllo degli appalti pubblici della provincia, hanno da subito fatto emergere che il procedimento amministrativo sotteso alla realizzazione del percorso cicloturistico, raggiungendo il passo del Monte Moro che rappresenta la linea di confine tra l’Italia e la Svizzera, mancava di autorizzazione di cui all’art. 19 del d.lgs. 374/1990 che stabilisce che tutte le costruzioni e altre opere di ogni specie, sia provvisorie che permanenti, che incidono sulla linea doganale di confine, devono essere preventivamente autorizzate dal direttore provinciale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e che senza tale assenso non è possibile per le autorità chiamate a pronunciarsi rilasciare ulteriori permessi e autorizzazioni necessarie per avviare qualsiasi intervento. 

Maggiori approfondimenti sono stati resi necessari anche per la più generale progettualità che prevede anche la realizzazione di un analogo percorso in territorio svizzero, dal Comune di Saastal al passo del Monte Moro, creando di fatto una nuova via di collegamento tra i due paesi con evidenti riflessi in termini di vigilanza doganale della linea di confine. Tale fine è stato individuato anche nella relazione tecnico descrittiva generale dell’opera dove si poteva leggere che il progetto “è diretto alla valorizzazione dell’aspetto ciclo-turistico e di movimento lento del territorio, oltre che al collegamento internazionale e turistico - culturale delle due valli alpine, che, avendo in comune la cultura Walser, presentano caratteristiche comuni ed affini”. 

Verificato che l’Ufficio Doganale dell’Adm di Domodossola non aveva rilasciato alcuna autorizzazione sono stati eseguiti, a opera dei finanzieri del soccorso alpino della stazione Sagf di Domodossola, dei preliminari accertamenti per verificare se l’opera fosse in corso e in caso positivo a rilevarne il tracciato realizzato tramite Gps e rilievi metrici sull’ingombro. Ciò ha permesso di accertare che i lavori sul tracciato cicloturistico fossero effettivamente in atto e in avanzato stato di realizzazione e che gli stessi fossero in sostanziale difformità rispetto al progetto presentato dal Comune di Macugnaga, stazione appaltante, ed erroneamente approvato e autorizzato da tutti gli enti preposti quali la Regione, la Provincia e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella Novara Vco e Vercelli che non si sono resi conto dell’assenza dell’indispensabile autorizzazione doganale. 

Le successive attività di polizia giudiziaria, che hanno visto intervenire anche i finanzieri della Compagnia di Domodossola con l’acquisizione e l’analisi di tutta la documentazione alla base del progetto e riguardante un’area con stringenti vincoli paesistici, naturalistici, idrogeologici e di usi civici, hanno inconfutabilmente permesso di riscontrare che per le modifiche apportate al tracciato approvato non era stata neanche avanzata alle Autorità sopracitate, sospendendo i lavori in attesa di una loro decisione, una richiesta di variante. 

L’attività in sinergia ha portato a determinare, oltre all’assenza dell’autorizzazione dell’Ufficio Doganale del Vco e della variante, come il tracciato realizzato si discostasse totalmente da quello approvato, sia dal punto di vista planimetrico che morfologico. In alcuni tratti, infatti, lo stesso è risultato essere stato realizzato con pendenze tra il 30% ed il 44% (23,75°) mentre il massimo progettualmente concepito ed approvato era ricompreso tra il 10 e 20% (11,31°) con un solo picco del 26% (14,57°), e quindi, in sostanziale difformità anche con lo “scopo” che l’opera si prefiggeva, ossia creare un percorso cicloturistico per tutti, come previsto nell’oggetto del finanziamento, oltre che per sole trail bike. 

Risultato: gestione irrispettosa delle regole e delle risorse pubbliche assegnate al Comune di Macugnaga anche a causa del mancato assolvimento dei compiti normativamente previsti da parte degli attori istituzionali e tecnici incaricati della realizzazione dell’opera in parola.


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